Waste Plasma Gasification

Fonte: ITC Ltd

Nell’ambito del trattamento dei rifiuti esistono ad oggi diverse tecnologie che vanno dalla termoregolazione, alla pirolisi all’Incenerimento classico. Tutte tecnologie ad oggi valide ma che producono emissioni nell’ambiente, in quanto il rifiuto viene trattato tramite incenerimento è quindi inevitabile la produzione di sostanze o meglio fumi al camino, più o meno “puliti” ma che comunque contengono parti di diossina, particolati, ed altre sostanze volatili, che risultano essere nocive alla salute. Inoltre tali tecnologie producono da questi trattamenti, residui (ceneri), che devono a loro volta essere trattate o conferite. Pertanto in un’ottica di notevole riduzione delle emissioni nell’ambiente o addirittura azzerarle, occorre approcciarci ad una tecnologia “nuova” ma che, negli Stai Uniti, è utilizzata ormai da oltre 40 anni.

L’impianto di seguito descritto (seppur sommariamente), utilizza la tecnologia cosiddetta della “scissione o dissociazione molecolare” attraverso l’utilizzo di energia (non fiamma) prodotta da una lampada al plasma, il cui processo non produce alcuna emissione, infatti l’impianto non presenta alcun camino di emissione fumi, proprio perché non utilizza fiamma, e quindi non vi è alcuna combustione.
Ebbene sì, in questo impianto si parla di energia, energia prodotta da una lampada al plasma. Il risultato che si ottiene dalla dissociazione molecolare è un gas detto “Syngas”, che a seguito di “lavaggi” e trattamenti, può essere trasformato in bio-metano, energia elettrica (1 tonn. produce 1 MWatt di energia pulita), vapore per alimentare le turbine per produrre energia o per utilizzo residenziale (teleriscaldamento), carburante per aviazione, fertilizzanti, etc…
All’interno di tale impianto è possibile conferire qualsiasi rifiuto, si proprio così, qualsiasi rifiuto, dall’RSU, all’Ospedaliero, al Tossico, Scarti derivanti dalla raffinazione, Scorie d’altoforno, Amianto, Ferro, Copertoni d’automezzi, etc. Tale impianto elimina completamente la raccolta differenziata della frazione umida.

Da tali conferimenti, l’impianto è in grado, se non effettuato prima, di separare quei rifiuti che hanno una “seconda vita”, ad esempio vetro, alluminio, plastica, carta e cartone, ferro. Rifiuti questi che producono ulteriore reddito all’operatore, in quanto rivenduti ad aziende che li ritrasformano. Non tutti i rifiuti però riescono a dissociarsi completamento, al loro interno avviene una reazione chiamata “vetrificazione” ovvero si produce materiale inerte (ghiaia) che è fonte di ulteriore reddito per l’operatore. In quanto tale, l’inerte è comparabile alla ghiaia che si ricava dall’escavazione, anzi migliore perché non devo lavarlo e pulirlo, ed è utilizzabile per tutti i lavori edili e non, dove è necessario inerte (sottofondi stradali, calcestruzzi, impasti ,etc.)
Cosa molto importante è che tale impianto è ideale per ripulire zone contaminate e per svuotare discariche, andando quindi a riqualificare e bonificare aree, riportandole al loro stato iniziale. Direi un progetto completamente green.

Altro aspetto importante e da non sottovalutare è che dal trattamento del rifiuto, l’impianto oltre a separare prodotti che hanno una seconda vita e ricavare inerte, è in grado di estrarre, da quei rifiuti che li contengono anche se in quantità minima (pile, etc.) materiali preziosi quali oro ed argento.
Per quanto riguarda i conferimenti, l’impianto funziona a regime ed a ciclo continuo con un quantitativo minimo giornaliero, da garantire, di 350 tonn./giorno, rifiuto di qualsiasi natura e composizione, ovviamente più il rifiuto è ricco chimicamente, più “prezioso” sarà il Syngas e quindi più possibilità di trasformazione dello stesso in sotto prodotti derivati, si ha. Ovviamente l’impianto non ha limiti di conferimento, lo stesso sarà dimensionato in base al conferimento documentato e dichiarato allegando anche analisi chimiche del rifiuto stesso, salvo il quantitativo minimo.
La superficie minima necessaria va da un minimo di 3 Ha in su, in virtù della potenzialità di conferimento dell’impianto.

L’intervento crea posti di lavoro. Ebbene si, l’impianto ha necessità di personale locale , tecnico e non, con un minimo di 70/80 unità. Gli addetti vengono invitati a seguire un training formativo presso la “casa madre” (Stati Uniti od Inghilterra) per circa 1-2 mesi. Una volta formati e pronti, gestiranno direttamente l’impianto.
Ultimo appunto, se richiesto, l’impianto può essere finanziato nella sua totalità da primario gruppo composto da 14 banche internazionali, che entreranno a far parte della “newco” al 51%, ma che una volta recuperato il finanziamento, escono lasciando la società al partner, che inizialmente ne deteneva il 49%. Ovviamente tale finanziamento dovrà, inizialmente, essere garantito dal partner/operatore.
Mediamente, nonostante il pay back di questo tipo d’impianto sia molto breve, il finanziamento se richiesto, ha una durata di 15 anni.

Riassumendo l’impianto, si può declinare nei seguenti punti:

  • L’impianto è in grado di trattare varie tipologie di rifiuti allo stesso tempo;
  • I rifiuti non vengono bruciati ma trattati con processo di gassificazione;
  • Il processo di gassificazione non produce inquinamento e ceneri;
  • Tutti i rifiuti sono trasformati in energia, carburanti e sottoprodotti;
  • L’impianto è in grado di gestire i rifiuti provenienti da discariche;
  • I prodotti energetici generati permettono un pay back molto breve.

Fonte: ITC Ltd



Fonte: ITC Ltd

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